
Indovinelli rimati.
Passatempo istruttivo per passare del tempo
tenendo la mente impegnata, e divertendosi.
Ottimo per bambini piccoli...
e per ragazzi fino ai cento anni.
Risposte
1. Della famiglia son la prima figlia “A” aretteL e vado d’accordo con tutta la famiglia. Però alla fine preferisco il sesso femminile: I maschi che finiscono con me sono un’eccezione.
2. Buonasera e Buongiorno “B” aretteL sono fratello e sorella. Non stanno mai con la mamma, ma diventan cinque quando son col babbo: loro son due discole…e il babbo si deve fare in tre.
I fanciulli hanno più bisogno di esempi che di rimproveri. (Joubert)
3. Se io fossi una “P” “C” aretteL un cane lo farei un pane; se fossi una “R” il pane lo farei di rane e sarebbe immangiabile, perciò: lasciamo le c-ose c-ome stanno.
4. Se mangio e faccio cacca “C” aretteL ne avrò cinque nel mazzo, mentre se facessi solo pappa non avrei nel mazzo un tazzo.
5. Sono la prima delle donne “D” aretteL e la terza delle Madonne. Sono in testa a tutti i denti: anche se non sono residenti.
6. Quattro nella precedente, “E” aretteL tre nella seguente. A volte sono verbo: in questo caso, solo congiunzione.
7. Nello zucchero non c’è “è” aretteL mentre c’è in té e caffè. Pure ne ha una ahimè, e fan tre con tè e caffè. (Quando son single, sono verbo.)
8. Ce ne ha tante la farfalla “F” aretteL che sfarfalla sopra i fior fioriti.
9. Piace al topo, e non al gatto, “G” aretteL che impazzisce già all’olfatto, e d’ogni specie di formaggio ne vorrebbe un buon assaggio. Gatto, assaggio e formaggio tutti insieme cinque ne hanno, mentre il topo, niente ora e a fine d’anno: ma ne avrà due ogni primo maggio.
Bisogna andare con i piedi di piombo: meno quando ci si tuffa in mare. (V. Gambardella)
10. Poverina, è l’ottava figlia ed è nata muta. “H” aretteL E’ sempre single e mai si raddoppia. Negli alberghi italiani fa quasi la coda, mentre è in testa in quelli americani.
11. Sono maschio ed in famiglia seguo l’acca, “ I ” aretteL ma precedo solamente di una tacca quella a cui mi lego per fare il singolare: lo strano è che se resto single sono plurale.
12. Nel “lago” ce n’è una; “L” aretteL nel “fiume e mare” nessuna. Nel “ruscello” ci son due; nei “mulinelli” ci son tre di sue.
13. Nella mamma siamo tre sorelle, “M” aretteL ognuna con tre zampette e una codina. Senza di noi ci sarebbe solo il papà e non potresti mai scrivere mammà.
14. Prima dell’incidente alla gambetta “N” aretteL stavo con la mamma, poi ho perso una zampetta, ed ora vivo con la nonna.
15. Se non avesse la mia forma, la ruota non sarebbe tonda. “O” aretteL Sembro maschio, ma sono femminina. A volte sono aperta ed altre chiusa. Se esprimo meraviglia l’acca mi segue, ma se esprimo possesso, è lei che mi precede.
16. L’hanno la pecora ed il lupo; “P” aretteL sparisce al chiaro, ma compare al cupo, ma nella notte fonda non esiste più. Escono in molte quando vai a fare la pipì e la puppù.
Alla solitudine non si fa abitudine e non ci può attitudine. A volte è frutto d’ingratitudine e a qualsiasi latitudine è sempre frutto d'inquietudine.(V. Gambardella)
17. Sono una in ogni quadro, “Q” aretteL seguita sempre dalla “U” prediletta: nessuna vocale da me è ben accetta. Sarebbe un grave errore trovarne due nel quadro, ma non sarebbe errore nel metterle a soqquadro.
18. I Romani ritornando a Roma, “R” aretteL ne avevano una ciascuno sulla testa. Ma invertendo la loro patria “Roma la proda” dalla testa gli passò subito in coda.
19. In amor non c’è nessuna, “S” aretteL che assomiglia ad un serpente, ma la cosa sorprendente è che il serpente ne ha una mentre due chi gli assomiglia.
20. Quattro in trentaquattro, “T” aretteL tre in quarantaquattro, Una soltanto in tre; come una sola in te.
21. Se non ci fossi io, non ci sarebbe mezzo: “U” aretteL i numeri incomincerebbero da tre. “Uno” non lo potresti mai dire: dimmi perché, e “due” perché ci son cascata in mezzo.
22. Con l’indice e il medio alzati, “V” aretteL in prima fila faccio la sfilata. Sono i simboli della “vittoria” e tu dovresti sapere a memoria qual è la lettera incriminata!
23. Sono l’ultima della classe “Z” aretteL ma non conto meno delle altre. Non sono con mamma ma sono con la zia. Quando per gli uomini una cosa è completa, dicono pure: “E’ completa dalla “A” a “me.”
Non aspettare che il tacchino si organizzi da solo la festa di Natale! Dagli una mano, altrimenti sarà lui a farti il festino, e nella pentola ci finirai tu al posto dell’animale. (V. Gambardella)
24. Sta in mezzo al mare, ma non è un isola. “A” aretteL Fa parte di un arcipelago di ventuno e per conoscerla si deve andare a scuola.
25. Velo dico, velo ho detto, oleV velo, torno a ripetere, e se voi non lo sapete come bestie diventerete.
26. Vi son due nella pulce, ilacoV cinque nella “Pulce che punge” e cinque nell’aiuola, solo se si congiunge ne resta una sola.
27. Cammino con la testa in giù come i pipistrelli onaM e siamo una compagnia di cinque fratelli. Se qualcuno ci fa arrabbiare, mettiamo il grugno, e in men che non si dica gli sferriamo un pugno.
28. Se mio padre, su di me le alza, inaM perché sono sbadato ed ho rotto una calza, io piango lacrime copiose; ma se le alza con naturalezza io son felice, perché lui mi accarezza.
29. Il primo è grassottello; atiD Il secondo indica questo e quello; Il terzo è il più lungo e bello. Il quarto porta l’anello. Il quinto è piccolino e non si mette nel nasino.
- Certi professori non capiscono un…niente! - Perché, cosa è successo? - Mi ha chiesto: Mi sai dire il nome di Volta? Io gli ho risposto bene e lui mi ha messo tre! - Tu cosa gli hai risposto? - Professore, lo sanno tutti che Volta di nome faceva Jontra! (dalla serie Totti – Del Piero)
30. Mordo, ma non sono naturale. Mi ha creato, areitneD non Dio, ma il dentista, che ha fatto un lavoro accurato. Di notte mi piace fare l’avventuriere, mi drogo, e faccio il bagno in un bicchiere.
31. Moltissime specie d’animali ce le hanno di natura, anroC mentre molte donne le mettono al maschio come acconciatura. C’è quello che le porta allo scoperto e si sente contento e bello, mentre c’è quello che se le nasconde sotto un cappello.
32. Quando una persona scostumata anroc elled otseG qualche epiteto mi sforna, io non rispondo per le rime, da persona educata, ma gli faccio un gesto che la fronte adorna. Piego il medio e l’anulare e con il pollice li fermo, con le altre due dita stese il mio disprezzo gli confermo.
33. Quando camminiamo, tutto il peso su di noi due grava. ideiP Se la strada è piana, ognuno di noi due bene se la cava, ma, se si inerpica o incontriamo scale, facciamo una fatica bestiale.
34. Vado soggetto a duroni e calli, ideiP da quando scarpe strette calzo. Questo non mi succedeva quand’ero scalzo e andavo libero per monti e valli.
35. Non sono né un sasso e né un macigno, ongiC ma sono un animale bello e arcigno. Se tu togli dal macigno il dubbio, scoprirai chi sono senza ombra di dubbio.
36. Dalla testa ai piedi son fatto di legno oreblA ed ho grandi radici per sostegno. Vivo in città, in foresta e in zone alpestre, e quando muoio, con me fanno finestre.
Non lamentarti del tempo. Se ogni tanto non cambiasse, nove persone su dieci non saprebbero come cominciare una conversazione. (Kin Hubbard)
37. Nasco nei prati e sono odoroso, eroiF e per avere i semi del mio moroso, attiro api, colibrì e farfalle, e gli attacco a mia volta i semi sulle spalle.
38. Da tutti gli innamorati son la più ricercata, assor asoR e nessuno alla fidanzata ne regalerebbe una artificiale. Pur quando la vita è dalla morte sterminata, faccio la mia bella figura appresso al funerale.
39. Ho otto zampe e un gran testone oploP e una specie di tubo per la respirazione. Da vivo, sono pieno di ventose appiccicose, da morto, piacciono all’insalata le mie braccia carnose.
40. Non sono né la figlia né col polpo maritata, atteploP ma sono fatta con la carne di maiale tritata. Mi accompagno con le patatine spesso, ma anche senza, sono buona lo stesso.
41. In cucina c’è la padella: alletaP ma non è mia sorella. Io sono un mollusco di mare e dagli scogli mi deve staccare, chi mi vuol gustare.
42. Sono di stoffa e in classe cancello onissaC dalla lavagna gli scarabocchi che fa lo studentino. Non assomiglio ai bimbi che fanno bordello, ma assomiglio molto a quelli che fanno casino.
43. Quando arriva gli alunni si alzano in piedi artseaM e gli augurano una buona giornata. Ti mette zero quando non studi e sui libri ti siedi, oppure dieci, quando la lezione l’hai studiata.
Un modo sicuro per guastare un piacere è di pregustarlo troppo; le cose più belle della vita non sono quelle gratuite, ma quelle inattese. (S.J.H.)
44. Scivolo sull’acqua e sulla neve icS ma sulla strada normale inciampo. Chi non vuole cadere, prima di scendere in campo dall’apposito maestro farsi insegnare deve.
45. Adesso sono compatti o addirittura mini, ocsiD ma una volta erano a 33, a 45, e a 78 giri. Per farlo suonare ci voleva una puntinella, e prima ancora si doveva girare una manovella.
46. Sono bianca e un po’ gobbosa, oilgA con un odore che non è di rosa. Ho un sapore schifosissimo, ma in cucina, senza di me qualsiasi cosa è scialba e si rovina.
47. Sono rossa e fatta a sfoglie allopiC e non faccio male a chi mi raccoglie. Ma se qualcuno col coltello mi taglia lo faccio piangere come un asino che raglia.
48. Sono un’erba dal sapor campestre olomezzerP e vado bene per tutte le minestre. La gente che s’intriga ma non invitata, col mio stesso nome viene chiamata.
49. Sono nera ma non sono africana, azzoC e vivo felice nelle profondità del mare. C’è chi mi mangia cotta e chi mi preferisce cruda, ma deve stare attento, perché son traditore come Giuda.
Anche un nano salendo su un portafoglio pieno diventa un gigante. (V. Gambardella)
50. Io sono sono piccolo e non diventerò mai uno stallone; oiccullavaC vivo nell’acqua e vibrando le orecchie mi muovo. oniram La mia compagna ed io facciamo l’amore come le persone, ma poi sono io che partorisco i figli dall’uovo.
51. Ho nove code e porto il nome di un animale: a ottaG servivo per dare ad ogni criminale la punizione carnale. edoc evon Adesso, fra i popoli civili, son passate queste mode, si fanno altri martirii, ma non con questo animale a nove code.
52. Il mio nome indica la razza. azzaR Sono piatta e vivo nella sabbia del mare, anzi a volte mi sotterro per pescare, e tendo la trappola ai pesciolini di qualsiasi razza.
53. Di mari e oceani sono il più gran predone olauqS e faccio paura ai pesci e alle persone. Sono sempre in giro e non posseggo per riposarmi tane: Non vedo l’attinenza, e impropriamente vengo chiamato cane.
54. Sono il mammifero più grande del mondo anelaB e navigo solo nel mare esteso e profondo. Solo una volta mi hanno usato come cocchio: quando portai dentro di me Geppetto con Pinocchio.
55. Io sono un pirotecnico bizzarro, ozzaR ma potrei anche essere anticarro. Io sono scapolo, ma in giro sento una vocina: credono che sia mia moglie “la razza marina.”
56. Sono un bambino a cui è rimasta la testa dura come il legno: oihcconiP mi piace andare in giro e a studiare non ci metto impegno. Quando torno a casa racconto sempre bugie, e mi cresce un naso lungo, senza usar magie.
E’ facile giudicare il carattere di un uomo osservando come tratta le persone che non gli servono a nulla. (J.D.M.)
57. Parto da un albero e faccio infissi; e il cuoco, emangelaF con gli scarti che mi restano, accende il fuoco. Uso attrezzi per segare e per lisciare il legno e il mio mestiere in casa lascia il segno.
58. Mastico il legno e ne faccio segatura, etimreT e senza cura, col tempo faccio avvenire una sciagura: perché una trave me la mangio tutta di filato senza lasciare intravedere il mio operato.
59. Le ore passano ed io porto il conto, oigolorO ma non ne ricavo nessun tornaconto. Per camminare ho bisogno che mi diano corda e mi fermo immediatamente se uno se lo scorda.
60. Ci son quelle bianche e quelle nere, alovuN e vaghiamo per il cielo trascinate dal vento. Quando incontriamo una corrente calda, dallo spavento piangiamo, e su di voi la pioggia facciamo cadere.
61. Ci son popoli che per farmi cadere, fanno danze e orazioni, aiggoiP ma io cado solo quando si verificano certe condizioni. A volte scendo leggera, senza bagnar la pelle, mentre altre volte vengo giù a catinelle.
62. Squarcio le nuvole ed emetto un bagliore opmaL che è visibile a chilometri di distanza. Dopo la luce, emetto un gran rumore che fa tremare i vetri della stanza.
63. Io sono, del cattivo, il fratello buono. onouT E’ vero che faccio paura più di mio fratello, ma in realtà sono solo un gran frastuono, mentre se ti colpisce lui: sei morto senza appello.
64. Gli piace di girare di nascosto e far pulizia ordaL nelle case altrui, e di ciò che non gli appartiene impadronirsi. Però se viene scoperto dalla polizia finisce in carcere a scontar le pene.
La vecchiaia è un’arma che spara a raffica gli anni trovati nel corso della vita. (V. Gambardella)
65. Lui non semina e non raccoglie onilleccU ma si può togliere tutte le voglie. Non è un ladro perciò si arrabbia, se viene preso e messo in gabbia.
66. Passo sul foglio bianco e lo faccio nero. anneP Senza di me, del passato si saprebbe zero. Prima ero diversa, ero figlia d’oca e facevo fatica a scrivere con la luce fioca.
67. Un mio omonimo scava sotto terra gallerie, ollecimreV invece io vengo immerso nell’acqua che sbollenta e insieme alle vongole e al pomodoro sono fra le ghiottonerie napoletane. Attenti però, che vi scappo di bocca quando mi si addenta, perché ci vuole un’arte ad avvolgermi attorno alla forchetta; e per non affogare, masticatemi bene senza alcuna fretta.
68. Nelle gallerie d’arte facciamo il raduno ordauQ e sono fatto d’olio o altre misture. Non c’è una casa che non ne abbia uno, e posso essere fatto di tutte le misure.
69. Dio me li ha dati, ma per strada li ho persi. itneD Piccolino, per ogni caduto mi davano un soldino. Da grande, a farli ricrescere non ci son stati versi: me li ha ridati nuovi il dentista…in cambio di tutto il borsellino.
70. Una donna può essere una brava attrice; ecirttafeneB una cavalla: una buona fattrice; ma se ambedue fanno del bene: la cavalla resta una buona fattrice, mentre l’altra vien detta?…
71. Esco dalle mammelle, ettaL e di me si nutre e cresce ogni piccolino. Con me si fanno provoloni e mozzarelle: in special modo da quello di bufale e vaccino.
Lo scopo della mia vita è amarti; ma, aspettando che al mio amore ti converti… Preferisco desiderarti e non vederti, che vederti, e far finta di non desiderarti. (V. Gambardella)
72. Dormo assieme ai miei fratelli in un baccello; illesiP Mia madre è una pianta rampicante e non un alberello. Il nome anche ad un colore verde ho dato, vengo sgranato, mangiato fresco o seccato.
73. Lo chiamano cervello invece è un televisore retupmoC che mi fa passare felicemente le ore, con giochi a volontà, prima di andare a scuola: però dopo ritorno e mi faccio il doposcuola!
74. Sono limpida e fresca in alto ed inquinata in basso. auqcA Io non mi lavo mai, ma a lavare voi sono un asso; ma se m’inquinate e non otturate i buchi nella rete ve lo giuro, non passerà molto tempo e avrete sete!
75. Sono pieno di sabbia ma non sono una spiaggia. otreseD Sotto di me, invece dell’acqua scorre il petrolio, e lo sceicco si fa ricco detenendo il monopolio. Io ardo dalla sete, e barattarmi con l’acqua sarebbe cosa saggia.
76. Vesto tutti ma non faccio il monaco. otibA Sono confezionato per ogni occasione: dal lavoro alla prima comunione. Vesto ogni uomo, santo o demonio, ma la gioia mia è quando vesto un matrimonio.
77. Sono comoda e vi porto dove vi pare, otuA però siete voi che mi dovete guidare. Se non siete andati a scuola o siete imprudenti, mi farete fare un sacco d’incidenti.
78. Sto nell’acqua e non mi bagno, ecseP sto sul fuoco e non mi lagno. Prima però nella farina mi camuffo, e poi nell’olio bollente faccio un tuffo.
Io sono, quindi esisto? No! Resisto. (V. Gambardella)
79. Vivo sott’acqua agli scogli avvinta, alreP nella pancia di mia madre ch’è restata incinta. Più che un feto sono una malattia, un assedio a cui mia madre cerca di porre rimedio. Sono bianca, tonda e piccolina…e dopo l’ammollo, e la morte della mamma, le signore mi portano appesa al collo.
80. Sono trasparente come un vetro orebmaG e cammino muovendomi all’indietro. Ho molte zampe e sono di color giallino, e in padella divento rosso fuoco e sopraffino.
81. O piccolo o lunghissimo, vivo quasi in tutto il mondo; etnepreS ed anche se di ridotte dimensioni faccio paura perché sono velenoso. Quando vedo che mi girano in tondo gente coi bastoni, sono io che patisco la paura: “Capisco che vogliono fare di me una borsetta e mi nascondo.”
82. Sto nello stagno e faccio i palloni. opsoR Quando canto faccio: cri- cri. Mio nonno fu baciato da una principessa, diventò principe e si sposò con essa.
83. Giro per i mari anche se non so nuotare. evaN Gli uomini mi fanno girare le pale…e camminare. Nel mio ventre, gente e mercanzia trasporto, in ogni città che hanno il mare e un porto.
84. La mia vita la passo in ospedale, aznalubmA ma non son né dottore e né malato. Quando lavoro corro come un razzo e grido e rumoreggio più di un pazzo. La gente al mio passare mi dà la precedenza, perché sa che quando corro ho sempre urgenza.
85. Prima di me, per far luce, c’erano candele e lumi, anidapmaL poi sono arrivata io ed ho portato la luce artificiale, ed ho fatto fare all’umanità un salto abissale. Sono una pera di vetro, e se mi tieni troppo accesa mi consumi.
Signora, ha qualcosa di sé… che suo marito non usa più? (V. Gambardella)
86. Entra dentro di noi per ogni buco anicideM e ci guarisce dalla malattia. E non a caso la prendi quando hai il mal di testa o chiuso il naso; oppure quando il naso caccia fuori abbondante muco.
87. Sono Inglese e lungo più di un chilometro. ailgiM A Le Mans le macchine ne corrono mille. Se m’aggiungi una nota musicale, mi faccio all’istante una famiglia!
88. Dicono che sono il miglior amico dell’uomo, ed è vero. enaC Io gli faccio la guardia e non mi cruccio se con me è austero. Ogni tanto però incontriamo degli uomini malvagi, che ci bastonano e ci costringono a fare i randagi.
89. Sono bianco di pelliccia ocnaib osrO e sono tutto lardo e ciccia. Vivo ai poli in mezzo al gelo, mangio foche e non mi congelo.
90. Ha il collo lungo e indossa un bel pigiama, affariG e da lassù si gode il panorama. Guarda tutti dall’alto in basso ma non per alterigia: né perché smargiasso.
91. E’ magro, ma quando si lancia all’offensiva odrapehG corre più forte di una locomotiva. E’ difficile che qualcuno se la scampi perché non soffre di dolori o crampi.
92. Ero un frutto, e stavo sul mio albero in Paradiso, aleM quando Eva imprudentemente mi mangiò: nonostante il Signore, di non toccarmi avesse dato avviso. E fu per questo che il Signore dal Paradiso li sfrattò!
Certi medici, come i ginecologi, lavorano dove gli altri si divertono. (V. Gambardella)
93. Non ha il collo lungo della giraffa, arbeZ ma come pigiama non è niente male. Non porta come l’asino la staffa, ma se si spoglia nudo come l’asino è tale e quale.
94. Vivo in mezzo ai boschi e son di miel goloso, onurb osrO e solo con i miei piccoli sono molto affettuoso. Quando arrivano i salmoni faccio una strage, poi vado in letargo con la pancia piena e l’anima in pace.
95. Sono molto grande ed ho gli artigli osrO che uso spesso, per difendere i miei figli. Ma se gli devo fare una carezza, lo faccio con tutta l’accortezza.
96. Ho grandi artigli e so volare; elaer aliuqA non ho un trono ma sono “reale.” Vivo sui monti di una certa altezza e per cacciare sfrutto correnti ascensionali e brezza.
97. Porto la spada ma non sono spadaccino; adaps ecseP La porto sguainata e infilzo l’ignaro pesciolino. Non lo faccio per cattiveria o spavalderia ma solo per riempir la pancia mia.
98. Vivo nell’acqua salata e muoio sott’olio. onnoT I miei amici sono pesci, ma finito nella rete addio. I miei nuovi amici diventano i rossi pomodori, e assieme ci facciamo insalate che son capolavori.
99. Vado per i campi a pascolare, accuM mentre mio marito va ad arare; produco il latte per ogni bambino, ma lascio sempre un poco per il mio vitellino.
Quando gli uccelli volano troppo alti, il loro canto si fa stonato. (Tratto da: Il Tao per un anno)
100. Senza di me non ci sarebbero state tante battaglie, ollavaC fra i bianchi e gli indiani. Da vecchio trasporto vettovaglie, ma da giovane corro come il vento, e se mi stanco, mi basta un poco di riposo e mi rinfranco.
101. Inizio da puledro e son fortunato ollavaC se finisco la mia vita da stallone. Anche nei pantaloni così vengo chiamato: Chi sono? E’ molto semplice, lo sa anche un testone.
102. Io non salto e non corro come i miei fratelli; orit ad ollavaC tiro i carretti, ed ho la pazienza degli asinelli. In guerra venivo adoperato per tirar cannoni e per portare ai soldati viveri e munizioni.
103. Sono rossa e nera maculata, odrapehG e sono la bestia più veloce della savana. Basta uno sprint, e anche se sembro storta la mia preda, un attimo dopo è bella e morta.
104. Rispetto al ghepardo odrapoeL sono un infingardo, ma sono più forte e dò alle prede morte. Salgo sugli alberi molto volentieri, e da lì tengo sotto controllo i miei sentieri.
105. Ho il naso più lungo di Pinocchio etnafelE e con quest’appendice sgranocchio da mane a sera per riempire il mio pancione… e son diventato per questo un gran bestione.
Le cose giovani sono morbide, le cose vecchie sono fragili. (Tratto da: Il Tao per un anno)
106. Striscio sui muri assolati a caccia di mosche, alotrecuL che a par di me aborrono le giornate fosche. Ho quattro zampe ed una lunga coda ed assomiglio ad un animale che non è più di moda.
107. Che sia aprile oppure maggio opoT ho bisogno di mangiar formaggio. Non posso mai essere distratto, se no, di me, ne farà un sol boccone il gatto.
108. Entra in casa senza bussare, acsoM attraversa il mare senza nuotare, infastidisce sia il povero che il Re… Indovina un po’ chi è?
109. Faccio salti senza bisogno d’asta; ecluP un po’ di sangue per mangiar mi basta. Ho un amore sviscerato per i cani in ciccia, ed anche d’estate sto sotto la pelliccia.
110. Non ha orologio, ma suona la sveglia; ollaG non sa scrivere, ma è pieno di penne. Quando arriva il periodo delle strenne gli tirano il collo e lo mettono in teglia.
111. In natura forse sono la più bella, allafraF quando salto di fiore in fiore e l’impollino. Sono rincorsa da ogni bambino, e se mi poso su qualche persona, porto fortuna e non iella!
112. Sono volante e terreste e faccio a tutti schifo. oiggafaracS A Napoli dicono che sono bello a mamma mia; però succede un casino se mi trovano in corsia; mentre in Inghilterra, ogni elemento di un quartetto che portava il mio nome, fu fatto dalla regina baronetto.
Un malato che non accetta i suoi malanni, è già morto anche se campasse cent’anni. (V. Gambardella)
113. Ho quattro zampe ed una lunga coda alotrecuL e mi piace molto crogiolarmi al sole. Ho sulla testa una luce…spenta, e scappo nei buchi se qualcuno mi spaventa.
114. Sono un volatile piccolo e molto colorato, mica un aquilotto, ollagappaP eppure, quando mi vede il re del pollaio, crede che io voglia mangiarlo, e dalla paura se la fa sotto: “E’ per il nome che porto che ha paura di me appena appaio!”
115. Faccio i buchi per il calzolaio, senza lesinare, e gli guadagno aniseL da vivere: “Io non sono pagata e non mi lagno.” Senza di me le cuciture a mano le dovrebbe abolire, perché non potrebbe mai le scarpe ben cucire.
116. Quando il sol leone del mese d’agosto aninaleM appare nel cielo da lui stesso infuocato, la gente si olia per essere fatta arrosto e diventare più nero di chi in Africa è nato. Come si chiama questo pigmento che ci fa abbronzare?
117. Volo, ma sono un animale saltatore, ollirG come la cavalletta, ma all’agricoltore non faccio i danni che fa la mia sorella. Sono stato immortalato nella storiella di Pinocchio, ma in quel caso sono parlante: mentre il mio stridulare per molti è snervante.
118. Mi chiamo Andra e faccio le profezie sotto una Cassa; ardnassaC però le faccio per pochi e non per la massa. Ogni tanto c’è qualcuno che m’imbroglia la matassa e per farmi ascoltare devo suonare la grancassa.
119. Siamo contadini, ma ci chiamano con un sinonimo appropriato. irotavitloC Ve lo giuro che a me, mai per la testa mi è passato di coltivarne uno e raccogliere la sfida: Quando lo vado a raccogliere che faccio la corrida?
Quando ho visto in TV Sabrina Salerno, ho capito perché il mio pediatra mi diceva sempre che l'allattamento al seno è migliore del biberon. (V. Gambardella)
120. Sono un contadino proprietario terriero a tutti gli effetti irotavitloC quindi appartengo alla categoria dei coltivatori di retti. itterid Lo spazio mi ha fregato ed ho il sospetto, che a coltivare quegli schifosi retti sarò costretto.
121. C’è un posto sulle scale, se bene vedi, onamirroC dove le mani corrono e piedi restano fermi. Fortuna che non c’è un corripiedi, altrimenti ci sarebbe il pericolo di restare infermi?
122. La chiamano: “scienza della cucina”, airaniluC ma io la vedo come un modo scomodo per ventilare zone protette dalla mutandina.
123. Sono le qualità con cui un individuo nasce, otnemarepmeT in base alle quali egli agisce e reagisce. Che fosse un arnese, avevo sempr’io pensato, che servisse a far la punta al mento spuntato.
124. Quello italiano morde e si pente, etnepreS Invece l’omonimo inglese, non par ver: per aver morso un delinquente dalla regina Elisabetta fu fatto Ser.
125. Una volta scrivevano lettere per gli analfabeti, inavircS ora che per scriverle da soli tutti hanno la cultura, son diventati scrittori delle quattro mura.
126. Non so come facciano, ma dei conoscenti itnevE dicono che a volte si riesce a cavalcarli. Se sono sinceri o mentitor potrai scovarli, se ti metterai a contare da uno fino a venti.
Ogni principe o regnante ha avuto: il nonno del nonno, del nonno... ch'era o un fetente o uno stronzo comune. (V. Gambardella)
127. Non paga tasse e non possiede niente; etnenet alluN Non ha fatto il soldato eppure è tenente.
128. Per quanto un cane può addentrarsi in un bosco? àtem alla oniF (perché dopo esce)
129. Quanto è lungo un pezzo di spago? alled oippod lI àtem aus
130. Che grado di parentela acquisirà otangoC colui che tua sorella sposerà?
131. Come si chiama il padre di tuo fratello? erdap out emoC
132. C’era una volta un piccolo naviglio, che nel mar, etteS non sapeva, non sapeva, non sapeva navigar. E dopo, una?, due?, tre?, quattro?, cinque?…settimane, incominciarono a passare tanti guai... In realtà, i guai incominciarono dopo quante settimane?
133. Una marea di turisti di ogni idioma inilossuM ogni giorno marciano su Roma. Ma chi marciò il 28 Ottobre 1922 e in poche ore salì al potere, restandoci per vent’anni a fare il dittatore?
134. Nicolò Copernico elaborò una teoria ielilaG oelilaG che cozzava con la religiosa storia. Secondo lui, il sole era fermo al centro del sistema solare ed era solo apparente il suo giornalier movimentare. “Erano tutti i pianeti, compresa la terra che gli giravano attorno!” Chi fu l’astronomo Italiano che per dire la stessa cosa, un giorno, fu messo in prigione e dovette abiurare e dire ch’era un giogo, per scansare le ire della chiesa che lo voleva al rogo?
135. Sono un’auto un po’ particolare; asroc ad otuA e per avermi hanno dovuto svuotar la borsa. Non mi si vede mai per la strada circolare, ma solo nelle piste, perché sono un’auto da?…
136. Son sempre vigili su strade e viali. inabrU iligiV Sono urbani e restano tali, anche se nati nelle periferie extra urbane, oppure fanno telefonate interurbane.
Al giudice Di Pietro viene chiesto di indagare sulla bancarotta fraudolenta del vecchio banco Ambrosiano. Senza fare alcuna indagine, Di Pietro arresta Craxi. Perché? Perché la sua stessa identità lo accusa: CRAXI = CRAC- SI! (V. Gambardella)
137. Sono belli, alti e spumeggianti, inollavaC e fanno paura a nuotatori e natanti. Quando le acque del mare sono molto agitate, vanno ad ammirarli le cavalle innamorate.
138. E’ risaputo che preso in culo ti fa fare salti avanti, oiclaC ma è risaputo anche, che preso davanti, i salti li puoi fare fino al cimitero, o scriverti al club sorcini di Renato Zero.
139. Con uno solo, io posso romperti le ossa, oiclaC ma un mio omonimo te le rimette a posto.
140. Non sono una colonna d’Ercole o Egizia, annoloC perché non è stato il marmo quello che mi ha fatto. aronos Sono stata fatta da chi della musica ha perizia: “Io ti accompagno al cinema, dal primo all’ultimo atto.”
141. Sono fatto d’erba e stracci a forma d’uomo. iressapatnevapS Mi appendono agli alberi e mi muovo e suono, per far paura ai passeri che rovinano le culture: ma quelli non mi pensano neppure.
142. A forza di palate, faccio andare avanti la barca: omeR io ed il mio amico del lato opposto. Una volta, molto dopo del diluvio e di Noè con l’Arca ero un fondatore ed avevo un fratello, che poi si fregò il mio posto.
Lui : Cara, c'è una visita per te! Lei : Fa presto caro, portami in Francia. Lui : Perché in Francia? Lei : Perché non voglio essere vista in questo stato. (V. Gambardella)
143. Posso essere lunghissima o solo di una spanna, acraB ed essere azionata da remi o da un motore. Sono la cosa essenziale per il pescatore: senza di me pescherebbe ancora con la canna!
144. Quando mi vedevano i condannati a morte, erucS anche s’era giorno, le loro facce si facevan “scure.” Dividevo le persone mettendo le teste nelle sporte: ed anche un buon dottore, per rimedio non trovava cure.
145. Sono uno, ma mi chiaman tre, onerT seguito da una negazione. Corro veloce e arrivo in ogni stazione portando passeggeri e doni anche per te.
146. Mi chiamo Rino Ceronte e son cornuto etnoreconiR da quando mi hanno appiccicato in fronte questo nome. Son brutto e son cocciuto: ma non tutti possono essere belli d'altronde?
147. Posso essere una donna d’alto rango, amaD e posso essere anche di compagnia. Del cavaliere son nella danza la cavaliera, oppure sono un gioco che si fa sulla scacchiera.
148. Sono molto pauroso e mi manca il coraggio oilginoC di affrontare a viso aperto chi mi porta oltraggio. Corro all’impazzata quando sento l’odore del periglio, e in men che non si dica faccio un miglio.
149. Chissà perché chiamano col mio nome la donna sciocca, acO quando dimostro ogni giorno nell’aia che non sono brocca. Molti eserciti, col mio nome, hanno adottato il passo; e sono anche un famoso gioco adatto per lo spasso.
- Giorgio, tu volevi tanto un fratellino e mamma te lo sta comprando: Sei contento? - Si mamma! Però ti conveniva aspettare dopo Natale, quando mettono le svendite. Un mio amico mi ha detto che sua madre, a gennaio, ne ha pagato uno e gli hanno dato due gemelli.
150. Si dice: “imparala e mettila da parte: che ti potrà servire;” etrA però se la si mette in opra, invece di riporla in un cassetto, farai felice chi non l’ha imparata, e forse potresti anche arricchire facendo l’artigiano, il pittore o l’architetto!
151. Sono stata inventata per quei cani alouresuM a cui piace mordere le persone e causare guai. Però starebbe bene pure a molti cristiani che parlano sempre senza sputare mai.
152. Ho solo quattro denti, e non vado dal dentista. attehcroF Dovrei chiamarmi “quattrochetta” per qualche italianista, ma per fortuna ho un nome mezzo americano: mi puoi contare, in inglese, anche sulle dita di una mano!
153. Ho detto a Pierino: “Sei un idij”, atoidI e quello: prima ha messo sul muso il grugno, poi tutto d’un tratto mi ha sferrato un pugno. Perché cosa ho detto di male a quell’idiota?
154. Forse mi vanto come qualsiasi madre, alreperdaM ma vi assicuro che ho una figlia ch’è una perla. Sono una madre, ma potrei essere anche un padre, e quando mia figlia non c’è: faccio bottoni.
155. Sono un esercizio commerciale con una maga in testa. onizzagaM La mia storia ha una coda: tolsi una spa ad uno spazzino facendo un tutt’uno col mio, di ciò che resta, ed ebbi un locale grande e non un botteghino.
Quando voglio sentirmi solo, vado in discoteca. (V. Gambardella)
156. Di dodici fratelli forse io sono il più bello. oiggam id eseM Sono io che faccio maturare le ciliegie ed arrossir le rose. Sono dedicato alla Madonna, all’amore e alle spose: difatti sono io che in questo periodo gli suono il campanello!
157. Sovrintendevo alla servitù da anni, omodroiggaM in una casa signorile, ma ad un festa fui licenziato perché ero stanco e “domo”. Per riavere il posto dovrò aspettare che mio fratello "maggior" mi torni in testa.
158. Ero a "Mali" intenzionato ad andare, otanoiznetnieneB ma la nave non riuscii a pigliare. Però si son messo in mezzo certe persone e mi hanno fatto cambiare in "bene" l’intenzione.
159. Ho il nome di un canale, ma non ne so un’acca: otnev a acinaM lo stesso dicasi per la parte pendente della giacca. Servo pure ai meteorologi, che ad ogni momento, vogliono sapere da che parte spira il vento.
160. Mi chiamo Mario e sono una persona netta. attenoiraM Il mio mestiere è quello di girare per i paesi e far divertire i bambini con qualche scenetta. Se mi fanno un’offerta: sono benedetti i soldi spesi!
161. Il serpente è quello che più mi gusta, atsugnaM ma ci vuole una "man" del cielo per gustarlo. Ti ho dato un grande aiuto col grassetto, ora sta a te dirmi chi è questo animaletto.
Or essendo Gesù nato a Betlemme, dei magi d'oriente arrivarono a Gerusalemme chiedendo: Dov'è il Re dei Giudei ch’è nato?" Poiché noi abbiamo veduto la sua stella in oriente e siamo venuti per adorarlo. Udito questo il Re fu turbato e disse: "Magi fai da te?" No Alpitour? Ahi! Ahi! Ahi! (V. Gambardella)
162. Siamo due animali che non si sono mai incontrati, e ottaG lI ma nella favola di Pinocchio,l’autore, eploV al e ci ha accoppiati e poi a dir poco maltrattati, facendoci passare, sia l’uno che l’altro per “truffatore.”
163. In una canzone siamo quattro, iciM in un’altra quarantaquattro, in realtà siamo animali domestici e dei padroni… siamo quasi amici.
164. Sono un mammifero volante ollertsipiP ad un gran topo somigliante. Mi piace dormire con la testa in giù: Ho dimenticato chi sono…me lo sai dire tu?
165. Dimmi chi sono. Sono un domestico felino oren ottaG e come gli altri fratelli son bellino. La sorte mi ha dotato di divisa nera, neanche bruna, e per gli stupidi che credono alle sventure, porto sfortuna. Se attraverso la strada, a chi coi demoni contratta, questi, appena mi vede, mi bestemmia e si gratta.
166. E’ il più bello del pollaio, chiunque l’attesta, ollaG ma lui si sente super e alza la cresta. Quando lui canta ognun dal sonno desta… e a volte capita che gli vien tirato il collo… per protesta.
167. Ho le ali ma non volo, anillaG e quasi ogni giorno faccio l’uovo. Se tu non lo mangi, io lo covo… indovina un po’ chi sono?
Se gli uomini fossero soddisfatti della propria fortuna come di se stessi, sarebbero la maggior parte felici.(Anonimo)
168. Mio padre era una cima aniraF nato in America o in Cina. Anche mia madre era giallina, poi al mulino io sono diventata bianca…Indovina?
169. Son gialla o rossa e piena di succo aicnarA prigioniera in una scorza… o buccia. Son bella, originale e senza trucco, e se mi spremo, puoi bermi pur con la cannuccia.
170. Ero un gallo e avevo buone prospettive, enoppaC ma un giorno il veterinario mi taglio qualcosa, e da quel dì, delle pollastrelle non me ne frega…niente; penso solo a mangiare quel ch’è più nutriente. Quando s’avvicina la festa di Natale, sono ingrassato come un maialone e mi portano in tavola per il cenone.
171. Premetto che sono della Cina originario oniradnaM ma non sono di quel paese un funzionario. Sono quasi tondo e diviso in tanti spicchi; e sono un frutto che piace ai poveri ed ai ricchi.
172. Sono un piccolo frutto rosso fuoco aigeiliC che sul finir della primavera vengo raccolto. Posso essere mangiato così, appena colto; sotto spirito; o come marmellata: ma qui ci vuole il cuoco.
173. Cresco a grappoli giallo oro o nero fumo. avU Dal tempo di Noè mi pigiano come una schiava. Ha un tesoro in cantina: se non sfumo, perché più invecchio e più a diventare buono sono brava.
Due carabinieri, dopo un inseguimento, riescono ad arrestare un ladro sotto ad una galleria; poi chiamano in centrale: - "Maresciallo, mandate qualcuno a prenderci, siamo bloccati sotto una galleria!" Il maresciallo: Perché vi si è fuso il motore? No Maresciallo, abbiamo fatto un arresto e qui c'è un cartello che dice: "In caso di arresto spegnere il motore." (V. Gambardella)
174. Non ho gli occhi a mandorla: da voi sono adottivo, otoL perché lo sanno tutti che son del Giappone nativo. Sono di colore rosso-arancione e…maturo, sono allettante, ma se mi mangi quando sono acerbo, sono allappante.
175. Sono bella e succosa quando mi si magna acseP e non sono nata in città, ma in campagna. Se gli uccelli mi pizzicano non son buona per i deschi, però, quando sono in mare, a lavorare, metto paura ai pesci.
176. Quando sono sdrucciola sto in cucina; acimroF quando son piana divento un animale, con una gran forza, pur essendo piccina. Lavoro tanto, eppure in casa vostra son trattata male.
177. Ho le unghie retrattili e fo le fusa. ottaG Una volta il mio pranzo preferito era il topo, ma adesso c’è penuria e più non s’usa. Ai miei padroni ciò faceva schifo, e a tale scopo, mi fanno mangiare il cibo della scatoletta, che non sporca, ma per masticarlo ci vuole l’accetta.
178. Mi piace il miele ma non lo vado a comprare; epA mi piace la democrazia, ma vivo in monarchia; Amo la regina, ma mi piace sciamare, e di fiore in fiore passo la giornata mia.
179. Ho la corazza ma non son guerriero; aguratraT E’ proverbiale che non corro come un destriero; sono proprietaria di casa e me la porto appresso, ma quando è tempo di pagare l’I.C.I., chiudo l’ingresso.
Un Astronauta Cinese vede dall'alto una targa stradale piegata da qualche vandalo, che indicava la città di Terracina. Da un lato legge: "Terra", dall'altro legge: " Cina"... e si lancia col paracadute dicendo: "Finalmente a casa!" ( V. Gambardella)
180. In terra so camminare, oereA in cielo so volare; chi da me si fa trasportare il biglietto gli faccio pagare.
181. So stare a galla in tutto il mondo; oniramottoS So stare sott’acqua e non affondo. Quando son sotto e sento passare un bastimento, alzo il periscopio e lo inquadro in un momento.
182. Per me tira una brutta ariaccia erpeL quando i cani mi danno la caccia. A volte rischio di finire nella loro boccaccia ma son veloce e spesso lascio vuota la bisaccia.
183. Nella nostra grande famiglia di pennuti, ollagappaP siamo i più rumorosi e variamente colorati. Fra noi ci sono parlanti ripetenti e muti: Pochi talenti naturali, molti gli ammaestrati.
184. Grugnisco e mi rotolo nel fango; elaiaM mangio di tutto e non sono mai stanco. Con me si fa prosciutto e mortadella e non si buttano via neanche le budella. Intorno a me c’è una puzza micidiale: Allora sono di quale specie d’animale?
185. Mia madre è una giumenta, ordeluP mio padre è uno stallone; io che sono figlio di quest’unione: che nome la mia parentela ti rammenta?
Un albero circondato da giganti dev’essere tenace per sopravvivere! (Tratto da: Il Tao per un anno)
186. Vivo nella stalla, ma non sono ancora uno stallone. odreluP Non son drogato, pur essendo d’erba un gran mangione; corro appresso a tutte le giumente: ma lo faccio… soltanto perché è divertente.
187. Chi era quel naufrago, che in un’isola deserta, nosniboR riuscì ad organizzare la sua vita con ingegnosità; eusorC dal suo servo Venerdì aiutato: che lui aveva dai cannibali salvato?
188. Mio padre è un asino libido, oluM che s’innamorò di una cavalla. Son pazienzioso, vivo all’aperto o nella stalla e non avrò un piccino perché sono un ibrido.
189. Non ha casa e vive in mezzo alla via; artseaM adartS Non sa né leggere e né scrivere ed è maestra. Quando incrocia gli inferiori a sinistra o destra li guarda di sottecchi, l’oltrepassa e fila via.
190. Mi grattano tutti, anche se non ho prurito, oiggamroF ma se qualcuno esagera si gratta il dito. Sono fatto di pecora o di mucca e vado bene anche sulla zucca.
191. Sono un cerchietto d’oro, d’argento o di lamiera ollenA ed anche se sono falsa, per i fidanzati sono vera… poi come succede a chi nell’amore crede, quando i due si sposano, mi chiamano fede.
192. E’ blu come il mare, ma molto più grande in proporzione; oleic di sera, con migliaia di fiammelle diventa scintillante. Al centro di questi variegati colori ha un rosso lampione che illumina la strada buia al povero viandante.
193. A volte è un quarto, altre volte è piena, anuL e gli innamorati l’aspettano per fare l’amore. Gira per il cielo quando tramonta il sole, e illumina tutte le anime in pena.
Ma come! Stai aprendo una sala da gioco all'ultimo piano del palazzo? Cretino, questa non è la solita sala da gioco, questa è una: " Sali e Gioca! " (V. Gambardella)
194. Illumina e gran calor produce, eloS ma non è né una stufa né una luce. A volte non riesce a fare il suo mestiere perché viene coperto dalle nuvole nere.
195. Vi son quelle maestre e quelle di sostegno: evarT le une reggono le altre con impegno. Se stanno sul tetto si chiamano asinelli: Sono loro che fanno i palazzi forti e belli!
196. Son d’acqua dolce e sono piccolino, oniloicseP mi piace solo l’acqua e non il vino. ossoR Sono rosso, ma non sono ubriaco; vivo anche in un bicchiere, basta che non sia opaco.
197. E’ il cocco della mamma solo quando nasce, ollirdoccoC poi non si riconoscono più quando lui cresce. Dicono che qualche mamma se li mangia e pianga, ma non dice il vero chi questa specie infanga.
198. Cresco nei luoghi umidi, ognuF e cresco in una giornata. Dev’essere un conoscitore chi mi raccoglie, perché se sbaglia sentirà le doglie.
199. Quando la mamma lo fa, ovoU lo fa sapere a tutto il vicinato. Chi lo rompe una frittata fa, ma se lo sodi, diventa più duro di com’era nato.
200. E’ per sua natura un gran predone. assenoeL Ruggisce ma non è un leone. Ha peli gialli e non è capellone; va a caccia di prede e nutre anche il leone.
Le ragazze che non hanno amore, sono porto senza vapore. I vecchi che non hanno amore non hanno né porto e né vapore. (V. Gambardella)
201. Quanto più gira su se stesso più diventa forte. odoN E’ usato da marinai su navi e barche. Lo usiamo anche noi sulle scarpe, ed è malvisto dai condannati a morte.
202. Sarebbe un guaio se fosse mussulmano ideipelliM e volesse seguir le leggi del Corano. Lo svuoterebbe, se entrasse in un negozio di scarpe, lui ch’è una ghiottoneria per lucci e carpe.
203. Dino, stava dietro al padre Conta e lo ha lasciato. onidatnoC Il padre si gira, non vede più Dino e contrariato lo va a cercare in ogni posto del quartiere. Trovatolo se lo rimette dietro e formano…un mestiere.
Fonti: Selezione dal Reader’s Digest.
Il Tao per un anno di Deng Ming - Dao
Il Piccolo libro della felicità di Andrea Giardina.
Proverbi napoletani e altro di (n. n.)*
Proverbi tratti da “Don Chisciotte e Sancio Panza.”
Qualche idea dall’Enigmistica e l’altra Enigmistica.
Miscellanea, di Vittorio Gambardella.
* Gli autori, per cause diverse “irrintracciabili” sono riportati con: (n. n.) in minuscolo.
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