
Indovinelli rimati.
Passatempo istruttivo per passare del tempo
tenendo la mente impegnata, e divertendosi.
Ottimo per bambini piccoli...
e per ragazzi fino ai cento anni.
Risposte
1. Della famiglia son la prima figlia “A” aretteL e vado d’accordo con tutta la famiglia. Però alla fine preferisco il sesso femminile: I maschi che finiscono con me sono un’eccezione.
2. Buonasera e Buongiorno “B” aretteL sono fratello e sorella. Non stanno mai con la mamma, ma diventan cinque quando son col babbo: loro son due discole…e il babbo si deve fare in tre.
I fanciulli hanno più bisogno di esempi che di rimproveri. (Joubert)
3. Se io fossi una “P” “C” aretteL un cane lo farei un pane; se fossi una “R” il pane lo farei di rane e sarebbe immangiabile, perciò: lasciamo le c-ose c-ome stanno.
4. Se mangio e faccio cacca “C” aretteL ne avrò cinque nel mazzo, mentre se facessi solo pappa non avrei nel mazzo un tazzo.
5. Sono la prima delle donne “D” aretteL e la terza delle Madonne. Sono in testa a tutti i denti: anche se non sono residenti.
6. Quattro nella precedente, “E” aretteL tre nella seguente. A volte sono verbo: in questo caso, solo congiunzione.
7. Nello zucchero non c’è “è” aretteL mentre c’è in té e caffè. Pure ne ha una ahimè, e fan tre con tè e caffè. (Quando son single, sono verbo.)
8. Ce ne ha tante la farfalla “F” aretteL che sfarfalla sopra i fior fioriti.
9. Piace al topo, e non al gatto, “G” aretteL che impazzisce già all’olfatto, e d’ogni specie di formaggio ne vorrebbe un buon assaggio. Gatto, assaggio e formaggio tutti insieme cinque ne hanno, mentre il topo, niente ora e a fine d’anno: ma ne avrà due ogni primo maggio.
Bisogna andare con i piedi di piombo: meno quando ci si tuffa in mare. (V. Gambardella)
10. Poverina, è l’ottava figlia ed è nata muta. “H” aretteL E’ sempre single e mai si raddoppia. Negli alberghi italiani fa quasi la coda, mentre è in testa in quelli americani.
11. Sono maschio ed in famiglia seguo l’acca, “ I ” aretteL ma precedo solamente di una tacca quella a cui mi lego per fare il singolare: lo strano è che se resto single sono plurale.
12. Nel “lago” ce n’è una; “L” aretteL nel “fiume e mare” nessuna. Nel “ruscello” ci son due; nei “mulinelli” ci son tre di sue.
13. Nella mamma siamo tre sorelle, “M” aretteL ognuna con tre zampette e una codina. Senza di noi ci sarebbe solo il papà e non potresti mai scrivere mammà.
14. Prima dell’incidente alla gambetta “N” aretteL stavo con la mamma, poi ho perso una zampetta, ed ora vivo con la nonna.
15. Se non avesse la mia forma, la ruota non sarebbe tonda. “O” aretteL Sembro maschio, ma sono femminina. A volte sono aperta ed altre chiusa. Se esprimo meraviglia l’acca mi segue, ma se esprimo possesso, è lei che mi precede.
16. L’hanno la pecora ed il lupo; “P” aretteL sparisce al chiaro, ma compare al cupo, ma nella notte fonda non esiste più. Escono in molte quando vai a fare la pipì e la puppù.
Alla solitudine non si fa abitudine e non ci può attitudine. A volte è frutto d’ingratitudine e a qualsiasi latitudine è sempre frutto d'inquietudine.(V. Gambardella)
17. Sono una in ogni quadro, “Q” aretteL seguita sempre dalla “U” prediletta: nessuna vocale da me è ben accetta. Sarebbe un grave errore trovarne due nel quadro, ma non sarebbe errore nel metterle a soqquadro.
18. I Romani ritornando a Roma, “R” aretteL ne avevano una ciascuno sulla testa. Ma invertendo la loro patria “Roma la proda” dalla testa gli passò subito in coda.
19. In amor non c’è nessuna, “S” aretteL che assomiglia ad un serpente, ma la cosa sorprendente è che il serpente ne ha una mentre due chi gli assomiglia.
20. Quattro in trentaquattro, “T” aretteL tre in quarantaquattro, Una soltanto in tre; come una sola in te.
21. Se non ci fossi io, non ci sarebbe mezzo: “U” aretteL i numeri incomincerebbero da tre. “Uno” non lo potresti mai dire: dimmi perché, e “due” perché ci son cascata in mezzo.
22. Con l’indice e il medio alzati, “V” aretteL in prima fila faccio la sfilata. Sono i simboli della “vittoria” e tu dovresti sapere a memoria qual è la lettera incriminata!
23. Sono l’ultima della classe “Z” aretteL ma non conto meno delle altre. Non sono con mamma ma sono con la zia. Quando per gli uomini una cosa è completa, dicono pure: “E’ completa dalla “A” a “me.”
Non aspettare che il tacchino si organizzi da solo la festa di Natale! Dagli una mano, altrimenti sarà lui a farti il festino, e nella pentola ci finirai tu al posto dell’animale. (V. Gambardella)
24. Sta in mezzo al mare, ma non è un isola. “A” aretteL Fa parte di un arcipelago di ventuno e per conoscerla si deve andare a scuola.
25. Velo dico, velo ho detto, oleV velo, torno a ripetere, e se voi non lo sapete come bestie diventerete.
26. Vi son due nella pulce, ilacoV cinque nella “Pulce che punge” e cinque nell’aiuola, solo se si congiunge ne resta una sola.
27. Cammino con la testa in giù come i pipistrelli onaM e siamo una compagnia di cinque fratelli. Se qualcuno ci fa arrabbiare, mettiamo il grugno, e in men che non si dica gli sferriamo un pugno.
28. Se mio padre, su di me le alza, inaM perché sono sbadato ed ho rotto una calza, io piango lacrime copiose; ma se le alza con naturalezza io son felice, perché lui mi accarezza.
29. Il primo è grassottello; atiD Il secondo indica questo e quello; Il terzo è il più lungo e bello. Il quarto porta l’anello. Il quinto è piccolino e non si mette nel nasino.
- Certi professori non capiscono un…niente! - Perché, cosa è successo? - Mi ha chiesto: Mi sai dire il nome di Volta? Io gli ho risposto bene e lui mi ha messo tre! - Tu cosa gli hai risposto? - Professore, lo sanno tutti che Volta di nome faceva Jontra! (dalla serie Totti – Del Piero)
30. Mordo, ma non sono naturale. Mi ha creato, areitneD non Dio, ma il dentista, che ha fatto un lavoro accurato. Di notte mi piace fare l’avventuriere, mi drogo, e faccio il bagno in un bicchiere.
31. Moltissime specie d’animali ce le hanno di natura, anroC mentre molte donne le mettono al maschio come acconciatura. C’è quello che le porta allo scoperto e si sente contento e bello, mentre c’è quello che se le nasconde sotto un cappello.
32. Quando una persona scostumata anroc elled otseG qualche epiteto mi sforna, io non rispondo per le rime, da persona educata, ma gli faccio un gesto che la fronte adorna. Piego il medio e l’anulare e con il pollice li fermo, con le altre due dita stese il mio disprezzo gli confermo.
33. Quando camminiamo, tutto il peso su di noi due grava. ideiP Se la strada è piana, ognuno di noi due bene se la cava, ma, se si inerpica o incontriamo scale, facciamo una fatica bestiale.
34. Vado soggetto a duroni e calli, ideiP da quando scarpe strette calzo. Questo non mi succedeva quand’ero scalzo e andavo libero per monti e valli.
35. Non sono né un sasso e né un macigno, ongiC ma sono un animale bello e arcigno. Se tu togli dal macigno il dubbio, scoprirai chi sono senza ombra di dubbio.
36. Dalla testa ai piedi son fatto di legno oreblA ed ho grandi radici per sostegno. Vivo in città, in foresta e in zone alpestre, e quando muoio, con me fanno finestre.
Non lamentarti del tempo. Se ogni tanto non cambiasse, nove persone su dieci non saprebbero come cominciare una conversazione. (Kin Hubbard)
37. Nasco nei prati e sono odoroso, eroiF e per avere i semi del mio moroso, attiro api, colibrì e farfalle, e gli attacco a mia volta i semi sulle spalle.
38. Da tutti gli innamorati son la più ricercata, assor asoR e nessuno alla fidanzata ne regalerebbe una artificiale. Pur quando la vita è dalla morte sterminata, faccio la mia bella figura appresso al funerale.
39. Ho otto zampe e un gran testone oploP e una specie di tubo per la respirazione. Da vivo, sono pieno di ventose appiccicose, da morto, piacciono all’insalata le mie braccia carnose.
40. Non sono né la figlia né col polpo maritata, atteploP ma sono fatta con la carne di maiale tritata. Mi accompagno con le patatine spesso, ma anche senza, sono buona lo stesso.
41. In cucina c’è la padella: alletaP ma non è mia sorella. Io sono un mollusco di mare e dagli scogli mi deve staccare, chi mi vuol gustare.
42. Sono di stoffa e in classe cancello onissaC dalla lavagna gli scarabocchi che fa lo studentino. Non assomiglio ai bimbi che fanno bordello, ma assomiglio molto a quelli che fanno casino.
43. Quando arriva gli alunni si alzano in piedi artseaM e gli augurano una buona giornata. Ti mette zero quando non studi e sui libri ti siedi, oppure dieci, quando la lezione l’hai studiata.
Un modo sicuro per guastare un piacere è di pregustarlo troppo; le cose più belle della vita non sono quelle gratuite, ma quelle inattese. (S.J.H.)
44. Scivolo sull’acqua e sulla neve icS ma sulla strada normale inciampo. Chi non vuole cadere, prima di scendere in campo dall’apposito maestro farsi insegnare deve.
45. Adesso sono compatti o addirittura mini, ocsiD ma una volta erano a 33, a 45, e a 78 giri. Per farlo suonare ci voleva una puntinella, e prima ancora si doveva girare una manovella.
46. Sono bianca e un po’ gobbosa, oilgA con un odore che non è di rosa. Ho un sapore schifosissimo, ma in cucina, senza di me qualsiasi cosa è scialba e si rovina.
47. Sono rossa e fatta a sfoglie allopiC e non faccio male a chi mi raccoglie. Ma se qualcuno col coltello mi taglia lo faccio piangere come un asino che raglia.
48. Sono un’erba dal sapor campestre olomezzerP e vado bene per tutte le minestre. La gente che s’intriga ma non invitata, col mio stesso nome viene chiamata.
49. Sono nera ma non sono africana, azzoC e vivo felice nelle profondità del mare. C’è chi mi mangia cotta e chi mi preferisce cruda, ma deve stare attento, perché son traditore come Giuda.
Anche un nano salendo su un portafoglio pieno diventa un gigante. (V. Gambardella)
50. Io sono sono piccolo e non diventerò mai uno stallone; oiccullavaC vivo nell’acqua e vibrando le orecchie mi muovo. oniram La mia compagna ed io facciamo l’amore come le persone, ma poi sono io che partorisco i figli dall’uovo.
51. Ho nove code e porto il nome di un animale: a ottaG servivo per dare ad ogni criminale la punizione carnale. edoc evon Adesso, fra i popoli civili, son passate queste mode, si fanno altri martirii, ma non con questo animale a nove code.
52. Il mio nome indica la razza. azzaR Sono piatta e vivo nella sabbia del mare, anzi a volte mi sotterro per pescare, e tendo la trappola ai pesciolini di qualsiasi razza.
53. Di mari e oceani sono il più gran predone olauqS e faccio paura ai pesci e alle persone. Sono sempre in giro e non posseggo per riposarmi tane: Non vedo l’attinenza, e impropriamente vengo chiamato cane.
54. Sono il mammifero più grande del mondo anelaB e navigo solo nel mare esteso e profondo. Solo una volta mi hanno usato come cocchio: quando portai dentro di me Geppetto con Pinocchio.
55. Io sono un pirotecnico bizzarro, ozzaR ma potrei anche essere anticarro. Io sono scapolo, ma in giro sento una vocina: credono che sia mia moglie “la razza marina.”
56. Sono un bambino a cui è rimasta la testa dura come il legno: oihcconiP mi piace andare in giro e a studiare non ci metto impegno. Quando torno a casa racconto sempre bugie, e mi cresce un naso lungo, senza usar magie.
E’ facile giudicare il carattere di un uomo osservando come tratta le persone che non gli servono a nulla. (J.D.M.)
57. Parto da un albero e faccio infissi; e il cuoco, emangelaF con gli scarti che mi restano, accende il fuoco. Uso attrezzi per segare e per lisciare il legno e il mio mestiere in casa lascia il segno.
58. Mastico il legno e ne faccio segatura, etimreT e senza cura, col tempo faccio avvenire una sciagura: perché una trave me la mangio tutta di filato senza lasciare intravedere il mio operato.
59. Le ore passano ed io porto il conto, oigolorO ma non ne ricavo nessun tornaconto. Per camminare ho bisogno che mi diano corda e mi fermo immediatamente se uno se lo scorda.
60. Ci son quelle bianche e quelle nere, alovuN e vaghiamo per il cielo trascinate dal vento. Quando incontriamo una corrente calda, dallo spavento piangiamo, e su di voi la pioggia facciamo cadere.
61. Ci son popoli che per farmi cadere, fanno danze e orazioni, aiggoiP ma io cado solo quando si verificano certe condizioni. A volte scendo leggera, senza bagnar la pelle, mentre altre volte vengo giù a catinelle.
62. Squarcio le nuvole ed emetto un bagliore opmaL che è visibile a chilometri di distanza. Dopo la luce, emetto un gran rumore che fa tremare i vetri della stanza.
63. Io sono, del cattivo, il fratello buono. onouT E’ vero che faccio paura più di mio fratello, ma in realtà sono solo un gran frastuono, mentre se ti colpisce lui: sei morto senza appello.
64. Gli piace di girare di nascosto e far pulizia ordaL nelle case altrui, e di ciò che non gli appartiene impadronirsi. Però se viene scoperto dalla polizia finisce in carcere a scontar le pene.
La vecchiaia è un’arma che spara a raffica gli anni trovati nel corso della vita. (V. Gambardella)
65. Lui non semina e non raccoglie onilleccU ma si può togliere tutte le voglie. Non è un ladro perciò si arrabbia, se viene preso e messo in gabbia.
66. Passo sul foglio bianco e lo faccio nero. anneP Senza di me, del passato si saprebbe zero. Prima ero diversa, ero figlia d’oca e facevo fatica a scrivere con la luce fioca.
67. Un mio omonimo scava sotto terra gallerie, ollecimreV invece io vengo immerso nell’acqua che sbollenta e insieme alle vongole e al pomodoro sono fra le ghiottonerie napoletane. Attenti però, che vi scappo di bocca quando mi si addenta, perché ci vuole un’arte ad avvolgermi attorno alla forchetta; e per non affogare, masticatemi bene senza alcuna fretta.
68. Nelle gallerie d’arte facciamo il raduno ordauQ e sono fatto d’olio o altre misture. Non c’è una casa che non ne abbia uno, e posso essere fatto di tutte le misure.
69. Dio me li ha dati, ma per strada li ho persi. itneD Piccolino, per ogni caduto mi davano un soldino. Da grande, a farli ricrescere non ci son stati versi: me li ha ridati nuovi il dentista…in cambio di tutto il borsellino.
70. Una donna può essere una brava attrice; ecirttafeneB una cavalla: una buona fattrice; ma se ambedue fanno del bene: la cavalla resta una buona fattrice, mentre l’altra vien detta?…
71. Esco dalle mammelle, ettaL e di me si nutre e cresce ogni piccolino. Con me si fanno provoloni e mozzarelle: in special modo da quello di bufale e vaccino.
Lo scopo della mia vita è amarti; ma, aspettando che al mio amore ti converti… Preferisco desiderarti e non vederti, che vederti, e far finta di non desiderarti. (V. Gambardella)
72. Dormo assieme ai miei fratelli in un baccello; illesiP Mia madre è una pianta rampicante e non un alberello. Il nome anche ad un colore verde ho dato, vengo sgranato, mangiato fresco o seccato.
73. Lo chiamano cervello invece è un televisore retupmoC che mi fa passare felicemente le ore, con giochi a volontà, prima di andare a scuola: però dopo ritorno e mi faccio il doposcuola!
74. Sono limpida e fresca in alto ed inquinata in basso. auqcA Io non mi lavo mai, ma a lavare voi sono un asso; ma se m’inquinate e non otturate i buchi nella rete ve lo giuro, non passerà molto tempo e avrete sete!
75. Sono pieno di sabbia ma non sono una spiaggia. otreseD Sotto di me, invece dell’acqua scorre il petrolio, e lo sceicco si fa ricco detenendo il monopolio. Io ardo dalla sete, e barattarmi con l’acqua sarebbe cosa saggia.
76. Vesto tutti ma non faccio il monaco. otibA Sono confezionato per ogni occasione: dal lavoro alla prima comunione. Vesto ogni uomo, santo o demonio, ma la gioia mia è quando vesto un matrimonio.
77. Sono comoda e vi porto dove vi pare, otuA però siete voi che mi dovete guidare. Se non siete andati a scuola o siete imprudenti, mi farete fare un sacco d’incidenti.
78. Sto nell’acqua e non mi bagno, ecseP sto sul fuoco e non mi lagno. Prima però nella farina mi camuffo, e poi nell’olio bollente faccio un tuffo.
Io sono, quindi esisto? No! Resisto. (V. Gambardella)
79. Vivo sott’acqua agli scogli avvinta, alreP nella pancia di mia madre ch’è restata incinta. Più che un feto sono una malattia, un assedio a cui mia madre cerca di porre rimedio. Sono bianca, tonda e piccolina…e dopo l’ammollo, e la morte della mamma, le signore mi portano appesa al collo.
80. Sono trasparente come un vetro orebmaG e cammino muovendomi all’indietro. Ho molte zampe e sono di color giallino, e in padella divento rosso fuoco e sopraffino.
81. O piccolo o lunghissimo, vivo quasi in tutto il mondo; etnepreS ed anche se di ridotte dimensioni faccio paura perché sono velenoso. Quando vedo che mi girano in tondo gente coi bastoni, sono io che patisco la paura: “Capisco che vogliono fare di me una borsetta e mi nascondo.”
82. Sto nello stagno e faccio i palloni. opsoR Quando canto faccio: cri- cri. Mio nonno fu baciato da una principessa, diventò principe e si sposò con essa.
83. Giro per i mari anche se non so nuotare. evaN Gli uomini mi fanno girare le pale…e camminare. Nel mio ventre, gente e mercanzia trasporto, in ogni città che hanno il mare e un porto.
84. La mia vita la passo in ospedale, aznalubmA ma non son né dottore e né malato. Quando lavoro corro come un razzo e grido e rumoreggio più di un pazzo. La gente al mio passare mi dà la precedenza, perché sa che quando corro ho sempre urgenza.
85. Prima di me, per far luce, c’erano candele e lumi, anidapmaL poi sono arrivata io ed ho portato la luce artificiale, ed ho fatto fare all’umanità un salto abissale. Sono una pera di vetro, e se mi tieni troppo accesa mi consumi.
Signora, ha qualcosa di sé… che suo marito non usa più? (V. Gambardella)
86. Entra dentro di noi per ogni buco anicideM e ci guarisce dalla malattia. E non a caso la prendi quando hai il mal di testa o chiuso il naso; oppure quando il naso caccia fuori abbondante muco.
87. Sono Inglese e lungo più di un chilometro. ailgiM A Le Mans le macchine ne corrono mille. Se m’aggiungi una nota musicale, mi faccio all’istante una famiglia!
88. Dicono che sono il miglior amico dell’uomo, ed è vero. enaC Io gli faccio la guardia e non mi cruccio se con me è austero. Ogni tanto però incontriamo degli uomini malvagi, che ci bastonano e ci costringono a fare i randagi.
89. Sono bianco di pelliccia ocnaib osrO e sono tutto lardo e ciccia. Vivo ai poli in mezzo al gelo, mangio foche e non mi congelo.
90. Ha il collo lungo e indossa un bel pigiama, affariG e da lassù si gode il panorama. Guarda tutti dall’alto in basso ma non per alterigia: né perché smargiasso.
91. E’ magro, ma quando si lancia all’offensiva odrapehG corre più forte di una locomotiva. E’ difficile che qualcuno se la scampi perché non soffre di dolori o crampi.
92. Ero un frutto, e stavo sul mio albero in Paradiso, aleM quando Eva imprudentemente mi mangiò: nonostante il Signore, di non toccarmi avesse dato avviso. E fu per questo che il Signore dal Paradiso li sfrattò!
Certi medici, come i ginecologi, lavorano dove gli altri si divertono. (V. Gambardella)
93. Non ha il collo lungo della giraffa, arbeZ ma come pigiama non è niente male. Non porta come l’asino la staffa, ma se si spoglia nudo come l’asino è tale e quale.
94. Vivo in mezzo ai boschi e son di miel goloso, onurb osrO e solo con i miei piccoli sono molto affettuoso. Quando arrivano i salmoni faccio una strage, poi vado in letargo con la pancia piena e l’anima in pace.
95. Sono molto grande ed ho gli artigli osrO che uso spesso, per difendere i miei figli. Ma se gli devo fare una carezza, lo faccio con tutta l’accortezza.
96. Ho grandi artigli e so volare; elaer aliuqA non ho un trono ma sono “reale.” Vivo sui monti di una certa altezza e per cacciare sfrutto correnti ascensionali e brezza.
97. Porto la spada ma non sono spadaccino; adaps ecseP La porto sguainata e infilzo l’ignaro pesciolino. Non lo faccio per cattiveria o spavalderia ma solo per riempir la pancia mia.
98. Vivo nell’acqua salata e muoio sott’olio. onnoT I miei amici sono pesci, ma finito nella rete addio. I miei nuovi amici diventano i rossi pomodori, e assieme ci facciamo insalate che son capolavori.
99. Vado per i campi a pascolare, accuM mentre mio marito va ad arare; produco il latte per ogni bambino, ma lascio sempre un poco per il mio vitellino.
Quando gli uccelli volano troppo alti, il loro canto si fa stonato. (Tratto da: Il Tao per un anno)